Due alimenti causano il cancro (scioccante!)

Carne animale:  la carne rossa non lavorata, consumata con moderazione, non aumenta il rischio di cancro. Le carni lavorate presentano un rischio molto più elevato. Il punto chiave sta in due fattori: come viene preparata la carne e con quale frequenza la si consuma.

Primo alimento: carni lavorate

Le carni lavorate non sono carni normali. Vengono alterate, essiccate o affumicate per prolungarne la conservazione o esaltarne il sapore. Tra queste rientrano salumi, salsicce, pancetta, hot dog e carne secca.

Studi epidemiologici su larga scala hanno stabilito un chiaro legame tra un elevato consumo di carni lavorate e un aumento del rischio di cancro, in particolare al seno, al colon-retto e ai polmoni. Consumare 50 grammi di carne lavorata al giorno aumenta il rischio di cancro del 18%. Cinquanta grammi equivalgono a due fette di pancetta o a un panino da asporto consumati ogni giorno a pranzo.

Queste carni contengono spesso conservanti, come i nitrati. Sebbene questi additivi contribuiscano a prolungare la conservazione e a migliorarne il colore e il sapore, possono anche produrre un composto nell’organismo che danneggia il DNA cellulare, favorendo così lo sviluppo del cancro.

Anche quando i prodotti sono etichettati come “senza nitrati”, la maggior parte contiene comunque nitrati naturali o altri tipi di conservanti che presentano un rischio simile. Queste carni lavorate “senza nitrati” si comportano allo stesso modo nel nostro organismo.

Si raccomanda quindi di evitare le carni lavorate nella dieta quotidiana. Non conservarle a casa come se fossero carne. Se volete mangiare bacon occasionalmente, ad esempio durante un brunch al ristorante, fatelo senza sensi di colpa, ma consideratela un’eccezione e non un’abitudine.